03 Ago 2016

Cereali, rimane immutata la preoccupazione degli operatori

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(AGENPARL) – Bagnolo di Po (RO) – Crollo inesorabile dei prezzi alla produzione dei cereali a paglia,
organizzazioni agricole in mobilitazione, ma la situazione richiede di essere affrontata con una regia forte
che faccia dialogare in maniera efficace il mondo della produzione e il mondo della trasformazione. E’ la
posizione della cooperativa agricola Villa Nani, affermata nella raccolta e commercializzazione dei cereali
nel medio alto Polesine. “L’impegno del Mipaaf al tavolo del 20 luglio scorso è apprezzabile – commenta il
presidente di Villa Nani Damiano Giacometti – ma senza una concertazione tra produttori agricoli, mulini
e pastificatori che consenta di programmare le produzioni e condividere le scelte operative, ogni settore
parlerà una lingua diversa e gli agricoltori si troveranno soli a prestare il fianco a chi fa dell’agroalimentare
un business per ricavarne profitti mascherati dalla suggestione di offrire al consumatore finale “prezzi
bassi””. Agricoltori e trasformatori hanno tempi di produzione e di acquisto differenti ed anche esigenze
da rispettare, con tutte le variabili e le speculazioni che si possono inserire lungo la filiera: è evidente che
ci vuole una mediazione. “Se parliamo di grano duro – spiega Giacometti – viviamo una situazione
analoga a quella del 2010, quando le medie delle quotazioni di luglio per il grano duro fino nazionale
produzione nord, toccarono i 180 euro a tonnellata (fonte Ager Bologna). Orbene, se i mulini trasformatori
riconoscessero il valore delle nostre produzioni nazionali e concedessero anche soli 5 centesimi in più al
chilo sul prezzo attuale del cereale che è di circa 20 centesimi al chilo, avremmo un prezzo medio di
produzione della pasta all’origine di circa 0.65 euro al chilo, quando la media dei prezzi di vendita della
stessa pasta sulle scaffalature dei supermercati è superiore all’euro. Un aumento che quindi non
inciderebbe sui consumatori, ma potrebbe esser molto significativo per i produttori per i quali le attuali
quotazioni non coprono neanche i costi di produzione, nemmeno per quei produttori che hanno avuto
medie produttive superiori alle 7 tonnellate per ettaro”. “D’altra parte – prosegue il presidente Giacometti
Bagnolo di Po (Ro): Villa Nani su crisi cereali e grano duro
– con i nostri soci di Villa Nani abbiamo sviluppato una grande capacità di produrre bene e di qualità con
anni di investimenti per avere una produzione di grano duro omogeneo monovarietale al 90 per cento, ma
ancora questa nostra capacità non è premiata dal giusto prezzo, a causa dell’abbondante offerta di
prodotti con livelli qualitativi di molto inferiori ai nostri”. “Le ottime produzioni – continua Giacometti – non
sempre sono legate alle condizioni climatiche, ma spesso sono frutto di attente tecniche di coltivazioni.
Mantenere basso il livello di tecnica di coltivazione va ad influire sulle medie produttive, abbassandole, e
conseguentemente ne facilita le speculazioni commerciali. Infatti da sempre le seconde cernite
compromettono le prime e vanno a sminuire la credibilità della blasonata qualità italiana”. “La crisi dei
prezzi dei cereali – conclude Giacometti – potrebbe ingenerare un grave effetto di ricaduta sulla
produzione: l’insoddisfazione per mercati potrebbe causare una riduzione degli investimenti a duro per le
prossime semine o, peggio ancora, una minore attenzione nelle tecniche di coltivazione, con possibili
future produzioni di scarso interesse”.

01 Ago 2016
crisi dei cereali e del grano duro

Villa Nani su crisi cereali e grano duro

Bagnolo di Po (RO) – Crollo inesorabile dei prezzi alla produzione dei cereali a paglia, organizzazioni agricole in mobilitazione, ma la situazione richiede di essere affrontata con una regia forte che faccia dialogare in maniera efficace il mondo della produzione e il mondo della trasformazione.

E’ la posizione della cooperativa agricola Villa Nani, affermata nella raccolta e commercializzazione dei cereali nel medio alto Polesine. “L’impegno del Mipaaf al tavolo del 20 luglio scorso è apprezzabile – commenta il presidente di Villa Nani Damiano Giacometti – ma senza una concertazione tra produttori agricoli, mulini e pastificatori che consenta di programmare le produzioni e condividere le scelte operative, ogni settore parlerà una lingua diversa e gli agricoltori si troveranno soli a prestare il fianco a chi fa dell’agroalimentare un business per ricavarne profitti mascherati dalla suggestione di offrire al consumatore finale “prezzi bassi””. Agricoltori e trasformatori hanno tempi di produzione e di acquisto differenti ed anche esigenze da rispettare, con tutte le variabili e le speculazioni che si possono inserire lungo la filiera: è evidente che ci vuole una mediazione. “Se parliamo di grano duro – spiega Giacometti – viviamo una situazione analoga a quella del 2010, quando le medie delle quotazioni di luglio per il grano duro fino nazionale produzione nord, toccarono i 180 euro a tonnellata (fonte Ager Bologna). Orbene, se i mulini trasformatori riconoscessero il valore delle nostre produzioni nazionali e concedessero anche soli 5 centesimi in più al chilo sul prezzo attuale del cereale che è di circa 20 centesimi al chilo, avremmo un prezzo medio di produzione della pasta all’origine di circa 0.65 euro al chilo, quando la media dei prezzi di vendita della stessa pasta sulle scaffalature dei supermercati è superiore all’euro. Un aumento che quindi non inciderebbe sui consumatori, ma potrebbe esser molto significativo per i produttori per i quali le attuali quotazioni non coprono neanche i costi di produzione, nemmeno per quei produttori che hanno avuto medie produttive superiori alle 7 tonnellate per ettaro”. “D’altra parte – prosegue il presidente Giacometti – con i nostri soci di Villa Nani abbiamo sviluppato una grande capacità di produrre bene e di qualità con anni di investimenti per avere una produzione di grano duro omogeneo monovarietale al 90 per cento, ma ancora questa nostra capacità non è premiata dal giusto prezzo, a causa dell’abbondante offerta di prodotti con livelli qualitativi di molto inferiori ai nostri”. “Le ottime produzioni – continua Giacometti – non sempre sono legate alle condizioni climatiche, ma spesso sono frutto di attente tecniche di coltivazioni. Mantenere basso il livello di tecnica di coltivazione va ad influire sulle medie produttive, abbassandole, e conseguentemente ne facilita le speculazioni commerciali. Infatti da sempre le seconde cernite compromettono le prime e vanno a sminuire la credibilità della blasonata qualità italiana”. “La crisi dei prezzi dei cereali – conclude Giacometti – potrebbe ingenerare un grave effetto di ricaduta sulla produzione: l’insoddisfazione per mercati potrebbe causare una riduzione degli investimenti a duro per le prossime semine o, peggio ancora, una minore attenzione nelle tecniche di coltivazione, con possibili future produzioni di scarso interesse”.